sabato 29 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
MAURO ZAMBELLI

E' ora il turno di un altro allenatore bergamasco: MAURO ZAMBELLI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Per costruire un buon settore giovanile ritengo indispensabili tre fattori:
a) I ragazzi devono sentire senso di appartenenza, devono diventare amici e divertirsi nel fare allenamento. Credo sia il presupposto fondamentale di ogni apprendimento.
b) Gli allenatori devono saper conciliare la didattica del gioco con le necessità di classifica.
c) Il numero e la qualità dei giocatori devono essere consoni ai campionati che si affrontano. Poco formativi sono i percorsi fatti di passeggiate o di sole sconfitte senza competizione.

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?
Cerco di mantenere un ritmo molto alto dal primo all’ultimo esercizio, sacrificando la durata delle sedute alla loro velocità.
La scelta degli esercizi, il ritmo della voce e la selezione delle interruzioni sono fondamentali per abituare i ragazzi a scelte giuste nel minor tempo possibile e a mantenere la lucidità anche quando sono stanchi.
Grazie alle partite ho poi la possibilità di mostrare ai giocatori le eventuali lacune sotto il punto di vista dell’intensità: questo è il miglior stimolo ad allenarsi profondendo ogni singola energia.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Il mio compito in questi anni è stato molto vincolato alle contingenze: la DNG deve tenere conto quotidiano delle necessità della prima squadra, per cui è difficile stilare una programmazione precisa e lineare, anche perchè parte dei ragazzi si allena esclusivamente col gruppo senior.
Sotto il punto di vista tattico inizio l’annata focalizzandomi sulla mentalità difensiva, sul gioco in contropiede e sulla disponibilità a passarsi la palla.
Dopo le prime settimane cerco di capire quali giochi e quali difese della prima squadra siano idonee anche al gruppo giovanile.
Col passare dei mesi cerco poi di valutare le risposte dei ragazzi e provo ad incrementare il livello di dettaglio secondo le loro possibilità.
Ogni giorno dedico molto tempo alla programmazione della singola seduta: gli obiettivi sono innanzitutto dettati da quali e quanti ragazzi ho a disposizione; in secondo luogo dalle necessità del gruppo in quel momento dell’annata e alla condizione atletica.
Gli aspetti del gioco su cui insisto con continuità sono la corsa sui 28 metri, i sovrannumeri e le letture (sia nell’applicazione dei fondamentali individuali sia nelle collaborazioni offensive).


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
C’è una regola semplice nell’esposizione, ma molto difficile nell’attuazione: ognuno deve svolgere il proprio ruolo.
Con i dirigenti cerco di tenere un continuo dialogo per metterli a conoscenza delle problematiche della squadra e di quali obiettivi si stiano portando avanti al di là dei risultati: non siamo in ambito professionistico e quindi per i dirigenti non è facile seguire gli allenamenti costantemente ed avere polso reale della situazione.
Con i genitori invece non sempre è possibile avere dialogo: la loro visione è spesso faziosa e parziale ed è merce rara il genitore che ha rispetto ed ascolto della prospettiva dell’allenatore.
Personalmente la disponibilità è totale, spesso ho risolto le difficoltà del giocatore grazie alla collaborazione della famiglia, ma non sono mancati pure episodi di grave incomprensione.
Io vado avanti secondo le mie valutazioni tecniche dei ragazzi e cercando di far capire alle famiglie quale peso debba avere la pallacanestro nella vita dei figli a seconda delle abilità cestistiche.
Ritengo che alla lunga i fatti mi abbiano sempre dato ragione.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?
Se si parla di situazione economica, ritengo che ci sia grande sproporzione tra competenze e compensi.
Purtroppo lo sport vive della salute degli altri settori economici della società ed il momento infelice generale sta incidendo pesantemente sul nostro ambito.
Nonostante lo scenario nefasto, nella provincia di Bergamo abbiamo a livello senior una squadra in Silver e due squadre in DNB, a livello giovanile un settore di Eccellenza che ha raggiunto 24 Finali Nazionali in pochi anni e tante altre realtà durature di livello intermedio: bisogna esserne sportivamente orgogliosi e grati a chi rende possibile la sussistenza di queste società.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Onestamente ho poca percezione del livello provinciale, essendo impegnato in altri campionati.
Se parliamo invece della punta dell’iceberg, ritengo che abbiamo continui riscontri sulla bontà del lavoro.
Per quanto riguarda la produzione di giocatori, due ragazzi bergamaschi hanno appena esordito rispettivamente in Serie A e in Gold, mentre diversi calcano i campi della DNB.
Per quanto riguarda i risultati dei settori giovanili, Bluorobica e Virtus si difendono più che degnamente nei campionati d’Eccellenza, quindi non vedo necessità di rivoluzioni.
E’ evidente che per mantenere questo livello serve un’alta qualità degli istruttori, un corposo reclutamento e non ultimo una capacità crescente degli arbitri di comprendere il gioco e di valorizzare l’insegnamento tramite i fischi.


7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
Il mio consiglio per un giovane è di mantenere aperta e prioritaria una carriera universitaria o di lavoro e di dedicarsi in secondo luogo alla pallacanestro.
Il professionismo cestistico è in questo momento aperto a pochissimi ed ha un durissimo prezzo da pagare. 
Se il ragazzo è proprio folle e vuole puntare tutto sul basket, consiglio allora di lavorare in maniera ossessiva sul proprio miglioramento: essere umili, fare riferimento ad allenatori già affermati (la rete è una grande occasione di apprendimento), essere autoanalitici ed imparare ad avere controllo delle emozioni sono le chiavi per alzare il proprio livello come allenatori.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?
Ritengo che la qualità sia alta.
Abbiamo la fortuna di avere e di avere avuto sul nostro territorio dei grandi maestri che hanno fatto da fonte per tutti gli allenatori bergamaschi.
Ora spetta ai nuovi allenatori dare il proprio contributo con l’esempio tecnico e con la disponibilità alla crescita diffusa del movimento.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Alleno ad entrambi i livelli e ritengo che il fattore comune stimolante sia la didattica del gioco. Un grande allenatore senior fa migliorare anche i giocatori trentenni.
Il livello senior è più intrigante perchè si è costretti dagli avversari ad incrementare quotidianamente la propria qualità e la propria organizzazione per vincere le partite.
Inoltre si hanno a disposizione molte più sedute settimanali per portare avanti i propri progetti didattici.
Di contro, a livello giovanile c’è molta meno pressione per i risultati immediati e più possibilità di mantenere negli anni un determinato nucleo di giocatori.