venerdì 19 dicembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI:
MARCO BLASIZZA

E' il momento di un altro allenatore che ha da sempre lavorato nel settore giovanile Bergamasco: 
MARCO BLASIZZA


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di diverse società; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
L'esperienza che ho avuto la fortuna di avere in questo decennio di attività mi porta a pensare che il presupposto più importante sia la presenza di un responsabile tecnico/organizzativo, un buon parco allenatori/istruttori con voglia di passare INSIEME ore e ore in palestra, una dirigenza preparata in ogni aspetto societario ma soprattutto la volontà ed il forte desiderio d'investire a tutto tondo (non solo soldi ma anche tempo!) sullo stesso settore giovanile. Senza impianti e spazi adeguati all'interno di essi, così come la pazienza di saper aspettare "risultati" prima di tutto dal punto di vista umano e sociale dopodichè tecnico/sportivi, tutto questo a mio avviso non può essere concepibile. Ho vissuto avventure davvero di ogni tipo che hanno formato il mio carattere oltre che la preparazione e l'abitudine a convivere in situazioni completamente diverse tra loro, ad oggi posso affermare che il mondo femminile di Ororosa può ergersi ad esempio più che positivo nella gran parte degli ambiti sopra descritti: la competenza e la professionalità in un mix molto "famigliare" che ho avuto il piacere di riscontrare da un anno e mezzo a questa parte, sono cartine tornasole di un movimento in via di sviluppo che non fa mai il passo più lungo della gamba e soprattutto non punta esclusivamente a risultati a breve termine. Non finirò mai di ringraziare Nazza e Guido insieme alla Società per avermi concesso fiducia dopo un'annata difficile, in special modo sotto il profilo personale, come quella al Mozzo Basket. Per concludere, il verbo "costruire" è molto significativo in questa logica, ancora di più lo sono gli interpreti. A grandi nomi non corrispondono sempre grandi persone...

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?
Sarei molto presuntuoso ed ipocrita se ti dicessi che c'è una formula unica da mettere in atto per ottenere il massimo da ogni giocatore e giocatrice. A mio avviso, come ogni difetto personale, la consapevolezza di ciò che si sta facendo e gli eventuali autocorrettivi sono la base di ogni miglioramento sia tecnico che caratteriale. Sono passati anni da quando giovane "urlatore" mi mangiavo il fegato da solo, l'esperienza maturata al fianco di persone prima che allenatori mi ha aperto un mondo completamente diverso permettendomi di crescere insieme ai ragazzi e ragazze che ho allenato. Diciamo che usare un dialogo più o meno convinto (nei modi ed anche nei toni) per metterli/e di fronte alla realtà dei fatti/atteggiamenti è la strada che in questo momento mi rappresenta, trattarli/e come esseri pensanti per poterli/e rendere consapevoli! Purtroppo tanto è bello per me allenare così, tanto il rischio di perdersi in troppe "chiacchiere" è alla porta... ma ho avuto e sto avendo dei buoni maestri! Vorrei anche specificare che il metodo "suicidi, piegamenti, addominali" lo ritengo veramente mortificante per chi sta in palestra insieme (e non sotto...) a me. Rispecchia tanto la differenza tra essere autoritari ed autorevoli...

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Non tocco argomenti specifici perchè rischierei di essere pedante ed inoltre ogni gruppo ha la propria storia quindi provo a ragionare su concetti più generici. Adoro in modo smisurato (a volte esagerato) lavorare sulle spaziature e letture/collaborazioni, in totale controtendenza col basket moderno fatto d'isolamenti e forzature da parte delle "stelline" della squadra... vorrei diventare molto più bravo nell'insegnamento del passaggio ma finchè non avrò la fortuna di aiutare Andrea Schiavi (per me fottuto genio di questo fondamentale) purtroppo dovrò continuare ad essere autodidatta! Ecco, probabilmente con Andrea farei a pugni, in modo figurato, per il tempo dedicato al tiro, fondamentale disastrato e disastroso in quasi ogni mia squadra... In generale comunque adoro creare problematiche sempre diverse ai ragazzi/e per cercare di farli/e pensare sacrificando in qualche situazione l'intensità e la velocità di esecuzione che sono in ogni caso lo step di difficoltà successivo per un atleta a quel punto consapevole.
Per quanto riguarda la programmazione invece mi avvalgo dell'esperienza dei responsabili tecnici di Ororosa e BB14 che consegnano una traccia del lavoro globale ad inizio stagione. Lo sviluppo poi sul campo è ovviamente di vitale importanza ma la cosa fondamentale secondo me resta sempre il saper tarare il proprio lavoro non in base a delle "tabelle" bensì a quel che succede nella realtà quotidiana. Concludo dicendo che mi lascia un pò perplesso sapere di allenatori che propongono sempre le stesse cose, forse perchè a me dà molti più stimoli cercare di mettersi in gioco su concetti sempre nuovi anche se in molti casi si minano delle certezze/sicurezze che si scoprono quasi al momento insieme ai giocatori/giocatrici stessi/e. 


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
Rispondere a questa domanda in modo onesto vorrebbe dire rischiare il posto di lavoro o, più probabile, levarsi sassolini dalle scarpe... problematiche ce ne sono state a iosa, non avrei potuto fare tutte le esperienze che mi sono capitate se non fosse stato così... ho cercato sempre di mettere la professionalità al primo posto finchè il rispetto per la mia persona (non l'allenatore) non è venuto a mancare, non sono stato un santo ed ho riconosciuto i miei errori col passare degli anni cercando di migliorarmi anche in questo grazie all'esperienza e la maturità. Me ne sono capitate di tutti i generi! Facile indicare i peggiori (Mozzo Basket) per quanto economicamente ancora mi spetterebbe e non solo, più difficile invece trovare quelli che idealmente sono più vicini alla mia idea di dirigente perfetto (se mai ne esistesse uno). Me la sbrigo così: chi ha saputo dar fiducia nei momenti difficili, chi ha creduto in un progetto non dipendente da risultati intesi come vittorie/sconfitte, chi ha investito tempo nel vedere il lavoro in palestra e soprattutto chi ha mantenuto una parola data, economicamente e non, senza fare giochetti motivati da poca trasparenza o presunta furbizia. In ogni caso sono grato a tutti perchè mi hanno permesso di fare ciò che più mi piace.
Tema genitori: mettiamo da parte l'ipocrisia, quelli i cui figli sono bravi e giocano non ti creano mai problemi (salvo chi pensa di avere il figlio campione a 11 anni)... molto più complicato invece "giustificare" le proprie scelte agli altri... la mia soluzione? Trattare tutti allo stesso identico modo (rispetto, disciplina, atteggiamento), esplicitando però che non sono tutti uguali perchè nello sport l'obbiettivo è migliorarsi sempre e tutti ci possono arrivare con un percorso ben identificato ma, secondo me, il fine ultimo resta la SQUADRA. Il bene del gruppo è la cosa più importante in assoluto, sottolineo anche più importante dell'obbiettivo personale dell'allenatore! Chi ha orecchie per intendere...

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?
Credo che Bergamo sia nella media nazionale d'impoverimento del movimento, vogliamo fare qualità nonostante i numeri siano inferiori rispetto a qualche anno fa e quindi succede che ci siano dei "picchi" magari molto alti ma quel che resta al di sotto è mediocre e livellato verso il basso. Se la Federazione proteggesse gli interessi dei giocatori italiani cambierebbe poco o nulla, gli stranieri costano di meno e sono più bravi! Idem le regole degli "under"... se uno è giovane e bravo dovrebbe giocare comunque anche se non gli si assicura un posto con una stupida regola. E' un gatto che si morde la coda tra società, allenatori e giocatori... quando mai si è visto un allenatore esonerato perchè vinceva senza far giocare i giovani? E quante volte è successo il contrario? Una società che per sopravvivere deve rispondere ad esigenze di sponsor (visibilità, vittorie ecc) sta più attenta al progetto o al risultato? Un giocatore che sa di avere un posto assicurato per regolamento è in grado, consapevolmente, di dare il massimo per migliorarsi quotidianamente?
Il problema principale resta l'etica sportiva insita nella nostra società, finchè nessuno farà nulla per cambiarla non aspettiamoci il cambio epocale che serve...

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Ti risponderei con una domanda: quale metro di giudizio utilizzeresti per valutarlo? I risultati? Il numero di giocatori d'interesse nazionale? Quanti bergamaschi doc giocano nelle nostre squadre di punta? Il numero di squadre che disputa campionati eccellenza ed élite?
Non ho idea a cosa stavi facendo riferimento ma so qual è la mia idea di qualità nel settore giovanile e sta andando totalmente in controtendenza con quello che vedo a livello nazionale: tecnica sacrificata per l'atletismo, talento sacrificato per la tattica, collettivo sacrificato per l'individuo... se la pallacanestro prenderà sempre più questa direzione, presto mi dedicherò ad altro senza problemi.
Vogliamo imitare stupidamente chi sta al di là dell'oceano senza averne le qualità fisiche, l'atletismo, la cultura, l'etica ecc...quando abbiamo vicini di "casa" che ci portano a scuola di tecnica, cattiveria agonistica, spirito di sacrificio e competizione, intelligenza cestistica!
A Bergamo bisognerebbe tornare a lavorare sui numeri, sull'entusiasmo e sulla lealtà facendo ALLENARE i più giovani agli istruttori e allenatori più preparati (pagandoli non come animatori ma per quanto valgono veramente) affiancati da colleghi meno esperti ma volenterosi di apprendere con umiltà e passione (e non sto parlando necessariamente di giovani). Alcune fantastiche realtà sono cresciute nelle ultime stagioni ed aumentando la "concorrenza" (aggiungo di nuovo leale) il movimento non può che trarne giovamento.
Ben vengano i tagli ai costi della politica "parruccona" (che si affida purtroppo sempre alle solite "facce"), incentivando nuove leve di arbitri e società che investono il proprio tempo nel settore giovanile e nei centri minibasket in simbiosi con le scuole stesse (tenere i ragazzi a scuola nel pomeriggio per fare sport!).
Ed infine introdurre una sorta di Lega Pallacanestro Bergamasca che racchiuda società con interessi comuni di solidarietà alla pratica sportiva, educazione e fair play e che sensibilizzi (anche tramite media competenti e affidabili) il nostro territorio sull'importanza del nostro sport nelle più grandi tematiche sociali. Il rugby a livello nazionale ha fatto e fa ancora scuola, perchè la pallacanestro non potrebbe esserlo nel nostro piccolo?


7 - Che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
In primis trovarsi uno/dei maestro/i di cui si ha piena stima (non sempre i migliori sono capaci di condividere) per crearsi poi un proprio percorso personale dopo aver "rubato" il più possibile partecipando, chiedendo, essendo curiosi, informandosi o semplicemente guardando e capendo. La seconda caratteristica è l'umiltà che per me non deve mai prevedere la parola IO ma sempre NOI, tranne quando è necessario assumersi la propria responsabilità, non solo merito (di una sconfitta, di una scelta, di un provvedimento). Ed infine trattare i tuoi giocatori come vorresti essere trattato tu, sapendo che non ti appartengono ma li devi preparare a qualsiasi situazione capiti loro di fronte, dal punto di vista tecnico ed umano.
Per chi volesse provare a farlo di mestiere, a parte fargli un grande in bocca al lupo, direi di imparare a dare valore al proprio lavoro senza presunzione ne troppa modestia. Ma soprattutto cercate di informarvi prima per capire chi avete di fronte e se è in grado di rispettare promesse e ruoli.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori? 
Ho la fortuna di condividere attualmente esperienze con allenatori/istruttori di qualità umana superlativa (Guido e Nazza da una parte e tutto lo staff BB14 dall'altra), mi trovo così bene forse perchè sono molto orgoglioso di quanto sto vivendo e l'invidia (che ho stupidamente provato verso qualcuno in passato) ha lasciato totalmente spazio a sentimenti di stima e piacere di stare insieme.
Ho voluto fare questa premessa perchè in questo momento al di fuori vedo/sento molta invidia, ipocrisia, presunzione tra i tanti esponenti del nostro movimento e tutto ciò mi da enormemente fastidio in quanto sostengo ormai da tempo che la qualità tecnica è davvero alta ma non va di pari passo con quella umana.
Un collega ad inizio ottobre si è permesso di sfogare la sua invidia ed il suo malumore sulla carta stampata locale definendo "inadeguato" il nostro livello di preparazione, ennesima prova della nostra "guerra tra poveri" che a mio modo di vedere continua a ritorcersi soltanto contro i nostri ragazzi. Se non si riesce ad essere obbiettivi di fronte a delle realtà evidenti forse meglio tacere, ma soprattutto un pò di sana autocritica (per chi allena solo per guadagnare sui parametri o chi per troppo narcisismo nega esperienze diverse, non necessariamente migliori, ai propri atleti) sarebbe il caso di farsela una volta ogni tanto invece che guardare sempre al parquet del vicino...
Anche in questo caso una sequela di regole stupide di gioco (sostituzioni, zona, blocchi ecc) inventate per controllare i furbi, hanno solo contribuito ad aumentare tutto quel che ho detto prima! Inutile chiedere ai nostri ragazzi di essere onesti e leali se poi siamo i primi ad usare mezzucci pur di ottenere un risultato. Iniziamo piuttosto a dare il buon esempio ed i furbi si auto emargineranno (oppure si compreranno le società, si autoproclameranno responsabili tecnici e/o allenatori, faranno blocchi e zone varie per accedere a fantomatici gironi gold...) così da essere l'eccezione e non la regola!

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Arriva ad un certo punto il momento in cui devi fare una scelta, soprattutto una volta che hai acquisito una certa esperienza e ti ritrovi a fare dei ragionamenti da persona matura che non avevi mai preso in considerazione. In qualche occasione quel momento per me è stato vicino ma la volontà di continuare a fare ciò che amo combinata alla fiducia e stima di chi mi ha chiesto di allenare nella sua società hanno fatto sì che io sia ancora in ballo.
Chi pensa che questa situazione per me sia automatica si sbaglia, e di grosso! I compromessi sono all'ordine del giorno ed io, per (brutto) carattere, faccio molta fatica a digerirli... quindi per rispondere alla tua domanda direi che la motivazione che mi porta a continuare ad allenare è che riesco ancora a fare ciò che mi piace a modo mio, mettendomi a disposizione di chi sta in palestra con me e cercando di mettermi sempre in discussione sia come persona che come allenatore. Quando alla fine di una partita/allenamento/torneo/amichevole smetterò di chiedermi "dove ho sbagliato" e "cosa potevo fare di meglio"... forse sarà il momento di passare il testimone.


Un ringraziamento particolare a chi vorrà condividere con me (blasocoach@gmail.com) la presente chiacchierata confrontandosi in tutta serenità pur essendo in disaccordo. Buon Natale e l'augurio di un 2015 ricco di salute e felicità a voi, a chi mi ha già sopportato e supportato e vorrà farlo condividendo con me lo stesso spirito di sempre!


mercoledì 10 dicembre 2014

FEDERAZIONE ITALIANA PALLACANESTRO
CAMBIANO LE ANNATE DEL SETTORE GIOVANILE


La FIP ha deliberato, come si può leggere dallo stralcio in allegato, la nuova normativa sulla suddivisione delle annate per i campionati giovanili.
In  Italia si torna quindi alle annate pari per metterci, come motivazione, in linea con le annate FIBA e altri paesi Europei. Alleghiamo alla nostra comunicazione lo stralcio della delibera FIP e l’articolo apparso sulla Prealpina,


Di seguito un parere sull'innovazione da parte di Andrea Schiavi, tratto dal suo blog; clicca qui per visualizzare il post: ANDREA SCHIAVI

martedì 2 dicembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
NAZARENO LOMBARDI

E' il momento di un altro allenatore bergamasco, che da sempre lavora nel settore giovanile femminile: 
NAZARENO LOMBARDI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di diverse società; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Costruire un buon settore giovanile deve essere un obiettivo imprescindibile per chi lo vuole raggiungere. Bisogna trovare il giusto equilibrio tra qualità del lavoro e ricerca dei numeri. Da allenatore ritengo che sia fondamentale ricerca di qualità in primis proprio nella parte tecnica del settore giovanile. Qualcuno che abbia voglia di sviluppare le proprie capacità e crescere insieme ad altri ed allo stesso tempo che sia disposto a perseguire la crescita dei gruppi e del progetto stesso.
Personalmente ritengo sia fondamentale, indipendentemente dall'età delle ragazze (o dei ragazzi) lavorare per obiettivi e non per risultati. Ovviamente è importante creare anche l'agonismo per cui si voglia ricercare la vittoria, ma più importante ancora è creare mentalità nel modo di lavorare nel modo di stare in palestra, nell'investire al meglio quelle ore di allenamento per il miglioramento individuale e di squadra. In questo modo le giocatrici arrivano a fine del loro percorso pronte per entrare nel mondo "senior" perché sanno come si sta in palestra e sono sempre pronte nel cercare di migliorarsi. Ultimo, ma sicuramente non meno importante, è l'aspetto del tempo che si può passare in palestra. Questo ad esempio nel femminile è il più grande limite. Poco spazio per allenarsi con continuità, così è difficile fare il salto di qualità. In questi anni ho avuto la fortuna di incontrare e confrontarmi con diversi allenatori e giocatrici provenienti da grandi scuole europee e non solo e restereste a bocca aperta nel sapere quanto si allenano ragazzi e ragazze fin dai primi anni di gioco. Questo anche a causa di fattori come la scuola e l'istruzione. In Italia sì dà poca importanza allo sport rispetto a tanti Stati esteri che consideriamo ormai grandi scuole di sport!
  
2 - Come riesci a far capire alle tue ragazze l'importanza di allenarsi sempre al 100%? che metodi usi per centrare questo obiettivo?
In palestra l'obiettivo principale che mi pongo è che le giocatrici siano Consapevoli di cosa stanno facendo. Sia da un punto di vista tecnico, sia da un punto di vista umano. Imparare ad allenarsi è sicuramente frutto di una conoscenza che nei primi anni non è semplice ed a dir la verità per alcune è difficile anche in età senior. Per creare questo cerco di ricreare il più possibile situazioni di partita ed usare meno esercizi. L'importante per me è che loro si creino un bagaglio di esperienze vissute sul campo che poi potranno andare a ripescare nei momenti agonistici o quando giocheranno in realtà senior. Per fare questo ritengo sia poco utile da allenatore arroccarsi su pochi aspetti che magari sappiamo dare sicurezze alle giocatrici, ritengo nettamente migliore variare la proposta che si fa e, sempre ricreando situazioni di gioco (non amo ad esempio troppi esercizi a secco) creare delle difficoltà alle giocatrici che devono trovare soluzioni in modo autonomo. Questo peraltro è un metodo che negli anni mi ha permesso di crescere personalmente molto. Ho incontrato giocatrici di età diverse che hanno risolto situazioni che proponevo in modo originale o diverso dal comune, o più semplicemente con metodi che io non conoscevo. Questo mi ha fatto capire che noi allenatori possiamo davvero imparare molto stando in quel rettangolo magnifico.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti  giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Per quanto riguarda la A2 che alleno quest'anno dopo un primo periodo di preparazione nel quale ho cercato di costruire le prime situazioni e dare un'impronta alla squadra che era notevolmente cambiata dall'anno passo, ora sia in pieno campionato. Affrontiamo la settimana anche in base alla partita che ci aspetta. Solitamente facciamo un lavoro individuale il primo giorno di allenamento della settimana (fisico e tecnico), seguito da un lavoro atletico svolto dalla nostra preparatrice Betty Lucchini. Chiudiamo con un'ora di basket che varia anche in base alle condizioni in quel momento del gruppo. Si può lavorare su tecnica e fondamentali come anche su sovrannumeri e collaborazioni. Il secondo giorno è l'unico allenamento che svolgiamo sul nostro campo da gioco (campionato ad Alzano ma resto degli allenamenti ad Albino) lo sfruttiamo quindi il più possibile per giocare le nostre situazioni sia offensive che difensive e per fare sicuramente tiro. L'allenamento prima della partita abbiamo una sessione video con riunione seguita poi dall'allenamento per preparare la partita.
Per quanto riguarda la selezione giovanile del Centro Tecnico Federale Lombardia gli allenamenti seguono una cadenza di 3 settimane, come su indicazione del Settore Squadre Nazionali Femminile. Scelgo un paio di aspetti da sviluppare e svolgiamo due allenamenti "per moduli" e un allenamento "lineare". Nei due allenamenti "per moduli" cerchiamo di sviluppare situazioni in cui sfruttare determinati fondamentali prestando attenzione alle individualità e cercando di migliorare le singole ragazze. Nell'allenamento "lineare" verifichiamo il lavoro svolto, sviluppiamo le collaborazioni tra giocatrici. L'obiettivo è sempre e comunque solo uno, creare giocatrici consapevoli e soprattutto PENSANTI alle quali dobbiamo cercare di dare i mezza per sviluppare al meglio ciò che trovano di fronte.


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
Il rapporto allenatori - dirigenti sinceramente è sempre andato benissimo, ho avuto in passato situazioni diciamo così di discussione, ma sempre risolte chiarendosi. Sono un fedelissimo del rispetto dei ruoli. Difficilmente accetto che qualcuno che non faccia parte dello staff tecnico metta bocca su aspetti tecnici, allo stesso modo ammetto di non capire niente di aspetti dirigenziali, motivo per cui me ne astengo molto volentieri. Con il gruppo della Fassi Edelweiss Albino e del Progetto Ororosa questo è sempre andato benissimo. Lo staff dirigenziale ha sempre riposto molta fiducia in me e io ne ripongo altrettanta nel loro lavoro, che svolgono con passione infinità e tanta buona volontà. 
Per quanto riguarda l'aspetto del rapporto con i genitori, beh sinceramente proprio perché credo in quanto dicevo prima cerco di avere un rapporto diretto con le giocatrici che devono imparare ad essere autonome anche in queste cose. Ovvio che sono sempre disponibile a un confronto o chiarimento. Ribadisco che mi piace il rispetto dei ruoli e sinceramente non ho mai avuto problemi con genitori.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?

La situazione del basket italiano non è delle più felici perché la situazioni in generale dello sport in Italia non lo è. Personalmente nella bergamasca mi sembra che ci siano tante persone che hanno voglia di buttare tanto del loro tempo e delle loro risorse in questo sport, sia nel femminile che nel maschile. Il problema è capire che le possibilità sono limitate nell'elevare la qualità del lavoro per tante componenti diverse. Abbiamo strutture al limite dell'imbarazzante, pochi spazi e che vanno giustamente condivisi con tutte le attività. In più siamo in un contesto assolutamente eterogeneo, passiamo da chi fa attività solo per far divertire e chi invece va alla ricerca assoluta dei risultati senza accettare errori. Questo lo posso capire per un livello senior, solo se vicino al professionismo, ma non credo sia possibile in realtà giovanili. Ormai sono davvero poche le realtà che crescono giocatrici o giocatori in casa propria che arrivano poi ad essere l'ossatura della propria prima squadra.
Prendiamo atto delle problematiche che ci sono, non nascondiamoci dietro alibi. Impariamo a guardare ai migliori e puntiamo a migliorare noi stessi. La qualità e la quantità devono aumentare di pari passo, arroccarsi dietro ad un "noi siamo i più bravi gli altri capiscono poco" funziona poco.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Non è semplice per me questa domanda, perché negli ultimi anni ho sempre seguito di più la pallacanestro femminile, ma mi butto lo stesso. In generale vedo entusiasmo,  vedo tante realtà con potenziale, vedo persone che cercano nuove vie con progetti di fusione, gemellaggi e chi più ne ha più ne metta. Mi piace che ci siano persone disposte a cercare di fare qualcosa che scuota il movimento. La cosa che allo stesso tempo ritengo fondamentale è, riprendendo quello che dicevo prima, lavorare per Obiettivi e non per risultati. I progetti hanno bisogno di tempo, di fiducia e di tanta autocritica. Mi piacciono le parole che hai usato nella domanda, "qualità di crescita", la crescita deve sicuramente essere a livello di numeri, da numeri maggiori si trova anche qualità maggiore, e deve essere una crescita come dici giustamente tu di "qualità". Significa qualità in tutte le componenti. Giocatori, allenatori, dirigenti, genitori e perfino spettatori. Lavorare in modo entusiastico, qualunque sia il proprio ruolo e cercare sempre di migliorarsi anche nelle cose piccole fa la differenza più di tanti risultati roboanti al momento.

 

7 - Che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
La cosa più scontata che mi viene in mente è che bisogna sempre essere disposti ad imparare. Lo dicono tutti, ma poi quanti sono davvero disposti a farlo? quanti seguono i corsi allenatori pensando che qualcosa possono portare a casa e quanti invece pensano solo che "io faccio sicuramente meglio di così" e puntano solo ai tanti agognati punti PAO? Fare l'allenatore non è semplice, c'è scarsa sicurezza di riuscire e tanta precarietà. Chi vuole fare l'allenatore lo fa perché insegue una passione e allora il mio consiglio non può che essere uno, fatelo con entusiasmo, mettetevi in gioco ogni giorno prima come persone e poi come allenatori, non cercate alibi e non arroccatevi su sicurezze che tali non sono. In tanti anni ho visto allenatori bravissimi, alcuni di livello davvero assoluto, ed una delle caratteristiche che ho sempre ritrovato in loro era l'umiltà, umiltà di imparare, umiltà di essere coscienti che in giro ce ne sono tanti più bravi, ma soprattutto avevano tutti un entusiasmo incredibile.
Nelle ultime due stagioni ho avuto la fortuna di organizzare con il Centro Tecnico Federale due allenamenti con il Luca Banchi, capo allenatore dell'Armani Jeans. Abbiamo assistito ai loro allenamenti e subito dopo lui ha svolto allenamento con le ragazzine di 13 anni del Centro. Vi assicuro che vederlo urlare dietro a Moss, Gentile e compagnia bella e cinque minuti dopo correre per il campo come un ragazzino dietro a delle bimbe di 13 anni fa riflettere davvero. Questo è solo un esempio che ho avuto la fortuna di avere. Perché allenare? perché è un'investimento su voi stessi e una grande opportunità per migliorarvi.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori? 
Penso ci siano tante persone che hanno voglia entusiasmo e si mettono in gioco per una passione. A livello qualitativo forse ci servirebbe la possibilità di vedere all'opera di più allenatori di qualità assoluta senza star a pensare che loro fanno così solo perché hanno giocatori o giocatrici forti. Sarebbero occasioni di miglioramento incredibile.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
La motivazione è il basket. Mi piace stare in palestra, adoro gli allenamenti e il clima della partita e mi piace l'idea di potermi confrontare sempre con qualcuno che può insegnarmi qualcosa. Spero di non aver detto troppe banalità in questa intervista. Vi ringrazio per aver pensato e ma e vi saluto sperando di incontrarvi sui campi!


sabato 29 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
MAURO ZAMBELLI

E' ora il turno di un altro allenatore bergamasco: MAURO ZAMBELLI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Per costruire un buon settore giovanile ritengo indispensabili tre fattori:
a) I ragazzi devono sentire senso di appartenenza, devono diventare amici e divertirsi nel fare allenamento. Credo sia il presupposto fondamentale di ogni apprendimento.
b) Gli allenatori devono saper conciliare la didattica del gioco con le necessità di classifica.
c) Il numero e la qualità dei giocatori devono essere consoni ai campionati che si affrontano. Poco formativi sono i percorsi fatti di passeggiate o di sole sconfitte senza competizione.

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?
Cerco di mantenere un ritmo molto alto dal primo all’ultimo esercizio, sacrificando la durata delle sedute alla loro velocità.
La scelta degli esercizi, il ritmo della voce e la selezione delle interruzioni sono fondamentali per abituare i ragazzi a scelte giuste nel minor tempo possibile e a mantenere la lucidità anche quando sono stanchi.
Grazie alle partite ho poi la possibilità di mostrare ai giocatori le eventuali lacune sotto il punto di vista dell’intensità: questo è il miglior stimolo ad allenarsi profondendo ogni singola energia.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Il mio compito in questi anni è stato molto vincolato alle contingenze: la DNG deve tenere conto quotidiano delle necessità della prima squadra, per cui è difficile stilare una programmazione precisa e lineare, anche perchè parte dei ragazzi si allena esclusivamente col gruppo senior.
Sotto il punto di vista tattico inizio l’annata focalizzandomi sulla mentalità difensiva, sul gioco in contropiede e sulla disponibilità a passarsi la palla.
Dopo le prime settimane cerco di capire quali giochi e quali difese della prima squadra siano idonee anche al gruppo giovanile.
Col passare dei mesi cerco poi di valutare le risposte dei ragazzi e provo ad incrementare il livello di dettaglio secondo le loro possibilità.
Ogni giorno dedico molto tempo alla programmazione della singola seduta: gli obiettivi sono innanzitutto dettati da quali e quanti ragazzi ho a disposizione; in secondo luogo dalle necessità del gruppo in quel momento dell’annata e alla condizione atletica.
Gli aspetti del gioco su cui insisto con continuità sono la corsa sui 28 metri, i sovrannumeri e le letture (sia nell’applicazione dei fondamentali individuali sia nelle collaborazioni offensive).


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
C’è una regola semplice nell’esposizione, ma molto difficile nell’attuazione: ognuno deve svolgere il proprio ruolo.
Con i dirigenti cerco di tenere un continuo dialogo per metterli a conoscenza delle problematiche della squadra e di quali obiettivi si stiano portando avanti al di là dei risultati: non siamo in ambito professionistico e quindi per i dirigenti non è facile seguire gli allenamenti costantemente ed avere polso reale della situazione.
Con i genitori invece non sempre è possibile avere dialogo: la loro visione è spesso faziosa e parziale ed è merce rara il genitore che ha rispetto ed ascolto della prospettiva dell’allenatore.
Personalmente la disponibilità è totale, spesso ho risolto le difficoltà del giocatore grazie alla collaborazione della famiglia, ma non sono mancati pure episodi di grave incomprensione.
Io vado avanti secondo le mie valutazioni tecniche dei ragazzi e cercando di far capire alle famiglie quale peso debba avere la pallacanestro nella vita dei figli a seconda delle abilità cestistiche.
Ritengo che alla lunga i fatti mi abbiano sempre dato ragione.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?
Se si parla di situazione economica, ritengo che ci sia grande sproporzione tra competenze e compensi.
Purtroppo lo sport vive della salute degli altri settori economici della società ed il momento infelice generale sta incidendo pesantemente sul nostro ambito.
Nonostante lo scenario nefasto, nella provincia di Bergamo abbiamo a livello senior una squadra in Silver e due squadre in DNB, a livello giovanile un settore di Eccellenza che ha raggiunto 24 Finali Nazionali in pochi anni e tante altre realtà durature di livello intermedio: bisogna esserne sportivamente orgogliosi e grati a chi rende possibile la sussistenza di queste società.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Onestamente ho poca percezione del livello provinciale, essendo impegnato in altri campionati.
Se parliamo invece della punta dell’iceberg, ritengo che abbiamo continui riscontri sulla bontà del lavoro.
Per quanto riguarda la produzione di giocatori, due ragazzi bergamaschi hanno appena esordito rispettivamente in Serie A e in Gold, mentre diversi calcano i campi della DNB.
Per quanto riguarda i risultati dei settori giovanili, Bluorobica e Virtus si difendono più che degnamente nei campionati d’Eccellenza, quindi non vedo necessità di rivoluzioni.
E’ evidente che per mantenere questo livello serve un’alta qualità degli istruttori, un corposo reclutamento e non ultimo una capacità crescente degli arbitri di comprendere il gioco e di valorizzare l’insegnamento tramite i fischi.


7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
Il mio consiglio per un giovane è di mantenere aperta e prioritaria una carriera universitaria o di lavoro e di dedicarsi in secondo luogo alla pallacanestro.
Il professionismo cestistico è in questo momento aperto a pochissimi ed ha un durissimo prezzo da pagare. 
Se il ragazzo è proprio folle e vuole puntare tutto sul basket, consiglio allora di lavorare in maniera ossessiva sul proprio miglioramento: essere umili, fare riferimento ad allenatori già affermati (la rete è una grande occasione di apprendimento), essere autoanalitici ed imparare ad avere controllo delle emozioni sono le chiavi per alzare il proprio livello come allenatori.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?
Ritengo che la qualità sia alta.
Abbiamo la fortuna di avere e di avere avuto sul nostro territorio dei grandi maestri che hanno fatto da fonte per tutti gli allenatori bergamaschi.
Ora spetta ai nuovi allenatori dare il proprio contributo con l’esempio tecnico e con la disponibilità alla crescita diffusa del movimento.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Alleno ad entrambi i livelli e ritengo che il fattore comune stimolante sia la didattica del gioco. Un grande allenatore senior fa migliorare anche i giocatori trentenni.
Il livello senior è più intrigante perchè si è costretti dagli avversari ad incrementare quotidianamente la propria qualità e la propria organizzazione per vincere le partite.
Inoltre si hanno a disposizione molte più sedute settimanali per portare avanti i propri progetti didattici.
Di contro, a livello giovanile c’è molta meno pressione per i risultati immediati e più possibilità di mantenere negli anni un determinato nucleo di giocatori.



mercoledì 26 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI (DI ADOZIONE...)
ANDREA SCHIAVI

Avanti un altro; così siamo a tre, e tanti altri arriveranno....
E' il turno di ANDREA SCHIAVI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica, Varese e ora Urania Milano; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?

Per avere un Settore Giovanile che possa offrire un percorso tecnico di buon livello, cercando di produrre oltre a ottime persone anche atleti di buona qualità è indispensabile avere una proprietà lungimirante e appassionata che abbia la pazienza di costruire bene dalle fasce più basse. Meglio se a capo del sodalizio ci sono poche persone. Due, massimo tre persone per gestire i vari aspetti. E’ bene stabilire a priori Mission e obiettivi della Società dichiarando a tutti (tesserati, genitori, territorio) cosa si vuole fare. In più ovviamente un territorio di “utenti” significativo per avere un minimo di materiale umano su cui “lavorare”. Palestre sufficienti per fare 3-4 allenamenti settimanali. Un Allenatore responsabile e un Preparatore Fisico che possano tracciare la via e che cerchino di coniugare con sapienza: formazione tecnica, sviluppo fisico e maturazione psicologica. Poi due-tre allenatori (giovani) e un accompagnatore per gruppo che possa dare una mano ad organizzare l’attività. Per ultimo, ma penso che sia la cosa più importante… ci vuole il clima giusto. Collaborativo, rispettoso, gioviale e intrigante. Un clima positivo capace di generare legami solidi e produttivi senza gelosie e invidie. Capisco che non sia poco…      

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?

Non ci sono surrogati alla motivazione personale e alla voglia individuale di stare in palestra ad allenarsi con attitudine e volontà. Nella mia esperienza ho visto ottimi talenti perdersi perché non avevano voglia di fare fatica… come del resto ho visto ragazzi “normali” farsi un bel mazzo tutti i giorni in palestra a diventare giocatori di ottimo livello. Chi non si allena (vive) al 100% è già tagliato fuori a prescindere. Il problema vero nasce quando hai una squadra (o magari la maggior parte di essa) che non vuole fare fatica. Li iniziano i problemi e ci vuole pazienza e tempo per cercare di tirare fuori il meglio da ognuno. Nel recente passato ho allenato squadre con tanti ragazzi di buona qualità senza una cultura del lavoro e con attitudini sbagliate. E’ stato veramente difficile entrare nell’intimo di ognuno per motivarli a impegnarsi. Si può fare qualcosa ma la miccia parte sempre dalle motivazioni personali e da dentro se stessi. Se non c’è una vera e profonda passione nel vivere il basket, meglio lasciar perdere. Non tutti diventeranno dei giocatori di serie A, B, C… ma tutti dovrebbero arrivare al massimo del proprio potenziale, anche se per qualcuno significa giocare in serie D, o magari iniziare la carriera di allenatore.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?

I fattori che determinano il piano di allenamento sono: giorno delle settimana (rispetto alla partita) e numero dei giocatori presenti. Nei giorni più lontano alla partita si corre molto di più rispetto al giorno pre-gara. Ogni allenamento dovrebbe avere massimo un idea tecnica-tattico e partendo dal semplice si dovrebbe arrivare a situazione più complesse, proponendo una attività che possa essere motivante. Personalmente cerco di fare esercizi non sempre uguali, ma non sempre diversi; non a scadenza (cronometro) ma da concludere quando serve; utili all’allenatore per far sperimentare i concetti; ma soprattutto utili ai giocatori per applicazione e sviluppo della tematica; si possono commettere errori e la correzione avviene attraverso domande non calando la sapienza dall’alto. I fondamentali che alleno di più sono il tiro e il passaggio… anche se nel passato ho allenato (sbagliando) per ore e ore i cambi di mano e il palleggio. A livello Under 13 devi capire già autonomamente se conviene passare a destra o a sinistra o se devi tirare, passare o palleggiare. Se impari a 13 anni non sbagli più… se non t’insegnano a quell’età, imparare a 16-17 è un grande problema.  


 4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?

Il dirigente perfetto è quello che ti da un compito a settembre e che a giugno ti dice se hai fatto bene o male. Pur avendo un dialogo costante durante l’anno è giusto che l’allenatore (che è l’unico che vede tutti i giorni i ragazzi in palestra) abbia la possibilità di percorrere le strada che vuole e che preferisce per arrivare all’obiettivo prefissato. Quando c’è troppa ingerenza le cose non funzionano. Il rapporto con i genitori invece con il passare degli anni l’ho profondamente modificato. Negli ultimi anni ho cercato sempre di più il dialogo costruttivo per il bene dei ragazzi. Capire le esigenze delle famiglie è importante. Definire ad inizio anno obiettivi e strategie con i genitori risolve già diversi problemi. Ancora di più oggi giorno, dove i genitori sono sempre più presenti e partecipi dell’attività dei propri figli. Ah un consiglio, occhio alle mamme avvocato.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?

A livello alto penso che il cambio di una classe dirigente che ha fatto il proprio tempo penso sia dovuto. Sul discorso del prodotto dei settori giovanili in Italia non penso che siamo messi così male e negli ultimi anni gli ottimi risultati delle nazionali giovanili sono li a dimostrarlo. A livello locale penso che Bergamo (che da ormai dodici anni è diventata la mia città) rappresenti ancora di più una splendida oasi felice. C’è ancora grande fermento e il moto perpetuo che si è creato sulla scia della splendida storia sportiva di Bluorobica, con la nascita di poli alternativi e altrettanto validi, rappresenti un valore aggiunto per una città che nel panorama italiano fino a 15 anni fa effettivamente non esisteva. L’unico rammarico personale (già dichiarato apertamente più volte) è solo quello di non aver visto concretizzare tutti gli sforzi fatti con una prima squadra della provincia figlia del progetto per i giovani nato anni fa. Mi sarebbe piaciuto vedere a Treviglio un quintetto con i ragazzi di Bergamo cresciuti nelle giovanili. Poi però se penso che grazie al lavoro di Raffaele Martini e di altri miei ex collaboratori adesso i molti ragazzi di Bergamo (Flaccadori, Savoldelli per partire dai più giovani ma Planezio, Marulli, Gotti, Tomasini, Carnovali; Tedoldi, Mazzucchelli, Azzola, Spatti, Franzosi… e tanti altri, giocano in Serie A, Legadue, DNB… e si stanno divertendo a giocare la loro passione con il nostro marchio di fabbrica della gioia di giocare che abbiamo sempre cercato di trasmettere, il mio cuore si rasserena ugualmente e me ne faccio una ragione. Chissà magari un giorno nel futuro… 

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?

Mi sembra che Bergamo non si faccia mancare nulla e che la strada sia quella giusta. Certo è importante continuare a trovare le risorse per non perdere tutto il lavoro fatto e per non perdere neppure il grande bacino di utenza che il Minibasket di Bergamo rappresenta. Per incrementare la crescita basterebbero due palestre in più. Anche a Bergamo, come a Milano del resto, gli enti locali fanno troppo poco per i giovani e le tante palestre scolastiche, troppo piccole e non idonee per fare attività sportiva di buon livello sono il più grande scempio dei nostri tempi.   


 7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?

Negli ultimi anni il percorso formativo dei corsi allenatori si è allungato molto e ha anche un grado di difficoltà maggiore rispetto al passato. Ai giovani aspiranti allenatori posso consigliare vivamente di evitare di pensare di poter vivere facendo “solo” l’allenatore. Sono pochi i fortunati che lo possono fare e soprattutto l’incertezza regna sovrana a tutti i livelli. Detto questo è importante andare a vedere gli allenatori più esperti, soprattutto quelli che allenano le giovanili, magari offrendosi di fare gli assistenti allenatori per imparare. Lo stage in palestra vedendo tutti i giorni il lavoro sul campo, la costruzione di una squadra e il relativo miglioramento individuale dei è una esperienza indispensabile per chi poi vuole proporsi a quel livello.    

8 - A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?

Pur essendo ormai cittadino di Bergamo a tutti gli effetti da ormai un po’ di anni non penso di conoscere così bene la realtà orobica per esprimere giudizi netti sull’argomento. Quello che ho visto nel passato e che continuo a vedere e che si è formato un buon gruppetto di giovani (e meno giovani) allenatori che ha qualità, competenza e grande passione. La cosa non riguarda solo i settori giovanili che fanno eccellenza, ma penso alle molte realtà (più piccole) che hanno ottimi allenatori che sanno insegnare il gioco del basket. I risultati delle giovanili di Bergamo (a tutti i livelli) sono li a dimostrare che la qualità dell’insegnamento si è alzata davvero tanto rispetto a 10-15 anni fa.  

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?

Il Basket prima di tutto è passione. Chi ha dentro di se la passione sa di che cosa sto parlando. Difficile capire per gli altri. Vado in palestra con l’idea che possa servire dare l’esempio per rendere delle giovani persone migliori. Solo a pensare che un ragazzino su dieci può avere bisogno di me per migliorarsi sarebbe già sufficiente per compiere lo sforzo. In più in maniera più egoistica, vado in palestra perché rimanere a contatto con i giovani è una grande linfa vitale che dopo 30 anni di attività ha sempre lo stesso vigore e la stessa importanza.