sabato 29 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
MAURO ZAMBELLI

E' ora il turno di un altro allenatore bergamasco: MAURO ZAMBELLI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Per costruire un buon settore giovanile ritengo indispensabili tre fattori:
a) I ragazzi devono sentire senso di appartenenza, devono diventare amici e divertirsi nel fare allenamento. Credo sia il presupposto fondamentale di ogni apprendimento.
b) Gli allenatori devono saper conciliare la didattica del gioco con le necessità di classifica.
c) Il numero e la qualità dei giocatori devono essere consoni ai campionati che si affrontano. Poco formativi sono i percorsi fatti di passeggiate o di sole sconfitte senza competizione.

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?
Cerco di mantenere un ritmo molto alto dal primo all’ultimo esercizio, sacrificando la durata delle sedute alla loro velocità.
La scelta degli esercizi, il ritmo della voce e la selezione delle interruzioni sono fondamentali per abituare i ragazzi a scelte giuste nel minor tempo possibile e a mantenere la lucidità anche quando sono stanchi.
Grazie alle partite ho poi la possibilità di mostrare ai giocatori le eventuali lacune sotto il punto di vista dell’intensità: questo è il miglior stimolo ad allenarsi profondendo ogni singola energia.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Il mio compito in questi anni è stato molto vincolato alle contingenze: la DNG deve tenere conto quotidiano delle necessità della prima squadra, per cui è difficile stilare una programmazione precisa e lineare, anche perchè parte dei ragazzi si allena esclusivamente col gruppo senior.
Sotto il punto di vista tattico inizio l’annata focalizzandomi sulla mentalità difensiva, sul gioco in contropiede e sulla disponibilità a passarsi la palla.
Dopo le prime settimane cerco di capire quali giochi e quali difese della prima squadra siano idonee anche al gruppo giovanile.
Col passare dei mesi cerco poi di valutare le risposte dei ragazzi e provo ad incrementare il livello di dettaglio secondo le loro possibilità.
Ogni giorno dedico molto tempo alla programmazione della singola seduta: gli obiettivi sono innanzitutto dettati da quali e quanti ragazzi ho a disposizione; in secondo luogo dalle necessità del gruppo in quel momento dell’annata e alla condizione atletica.
Gli aspetti del gioco su cui insisto con continuità sono la corsa sui 28 metri, i sovrannumeri e le letture (sia nell’applicazione dei fondamentali individuali sia nelle collaborazioni offensive).


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
C’è una regola semplice nell’esposizione, ma molto difficile nell’attuazione: ognuno deve svolgere il proprio ruolo.
Con i dirigenti cerco di tenere un continuo dialogo per metterli a conoscenza delle problematiche della squadra e di quali obiettivi si stiano portando avanti al di là dei risultati: non siamo in ambito professionistico e quindi per i dirigenti non è facile seguire gli allenamenti costantemente ed avere polso reale della situazione.
Con i genitori invece non sempre è possibile avere dialogo: la loro visione è spesso faziosa e parziale ed è merce rara il genitore che ha rispetto ed ascolto della prospettiva dell’allenatore.
Personalmente la disponibilità è totale, spesso ho risolto le difficoltà del giocatore grazie alla collaborazione della famiglia, ma non sono mancati pure episodi di grave incomprensione.
Io vado avanti secondo le mie valutazioni tecniche dei ragazzi e cercando di far capire alle famiglie quale peso debba avere la pallacanestro nella vita dei figli a seconda delle abilità cestistiche.
Ritengo che alla lunga i fatti mi abbiano sempre dato ragione.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?
Se si parla di situazione economica, ritengo che ci sia grande sproporzione tra competenze e compensi.
Purtroppo lo sport vive della salute degli altri settori economici della società ed il momento infelice generale sta incidendo pesantemente sul nostro ambito.
Nonostante lo scenario nefasto, nella provincia di Bergamo abbiamo a livello senior una squadra in Silver e due squadre in DNB, a livello giovanile un settore di Eccellenza che ha raggiunto 24 Finali Nazionali in pochi anni e tante altre realtà durature di livello intermedio: bisogna esserne sportivamente orgogliosi e grati a chi rende possibile la sussistenza di queste società.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Onestamente ho poca percezione del livello provinciale, essendo impegnato in altri campionati.
Se parliamo invece della punta dell’iceberg, ritengo che abbiamo continui riscontri sulla bontà del lavoro.
Per quanto riguarda la produzione di giocatori, due ragazzi bergamaschi hanno appena esordito rispettivamente in Serie A e in Gold, mentre diversi calcano i campi della DNB.
Per quanto riguarda i risultati dei settori giovanili, Bluorobica e Virtus si difendono più che degnamente nei campionati d’Eccellenza, quindi non vedo necessità di rivoluzioni.
E’ evidente che per mantenere questo livello serve un’alta qualità degli istruttori, un corposo reclutamento e non ultimo una capacità crescente degli arbitri di comprendere il gioco e di valorizzare l’insegnamento tramite i fischi.


7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
Il mio consiglio per un giovane è di mantenere aperta e prioritaria una carriera universitaria o di lavoro e di dedicarsi in secondo luogo alla pallacanestro.
Il professionismo cestistico è in questo momento aperto a pochissimi ed ha un durissimo prezzo da pagare. 
Se il ragazzo è proprio folle e vuole puntare tutto sul basket, consiglio allora di lavorare in maniera ossessiva sul proprio miglioramento: essere umili, fare riferimento ad allenatori già affermati (la rete è una grande occasione di apprendimento), essere autoanalitici ed imparare ad avere controllo delle emozioni sono le chiavi per alzare il proprio livello come allenatori.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?
Ritengo che la qualità sia alta.
Abbiamo la fortuna di avere e di avere avuto sul nostro territorio dei grandi maestri che hanno fatto da fonte per tutti gli allenatori bergamaschi.
Ora spetta ai nuovi allenatori dare il proprio contributo con l’esempio tecnico e con la disponibilità alla crescita diffusa del movimento.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Alleno ad entrambi i livelli e ritengo che il fattore comune stimolante sia la didattica del gioco. Un grande allenatore senior fa migliorare anche i giocatori trentenni.
Il livello senior è più intrigante perchè si è costretti dagli avversari ad incrementare quotidianamente la propria qualità e la propria organizzazione per vincere le partite.
Inoltre si hanno a disposizione molte più sedute settimanali per portare avanti i propri progetti didattici.
Di contro, a livello giovanile c’è molta meno pressione per i risultati immediati e più possibilità di mantenere negli anni un determinato nucleo di giocatori.



mercoledì 26 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI (DI ADOZIONE...)
ANDREA SCHIAVI

Avanti un altro; così siamo a tre, e tanti altri arriveranno....
E' il turno di ANDREA SCHIAVI 


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica, Varese e ora Urania Milano; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?

Per avere un Settore Giovanile che possa offrire un percorso tecnico di buon livello, cercando di produrre oltre a ottime persone anche atleti di buona qualità è indispensabile avere una proprietà lungimirante e appassionata che abbia la pazienza di costruire bene dalle fasce più basse. Meglio se a capo del sodalizio ci sono poche persone. Due, massimo tre persone per gestire i vari aspetti. E’ bene stabilire a priori Mission e obiettivi della Società dichiarando a tutti (tesserati, genitori, territorio) cosa si vuole fare. In più ovviamente un territorio di “utenti” significativo per avere un minimo di materiale umano su cui “lavorare”. Palestre sufficienti per fare 3-4 allenamenti settimanali. Un Allenatore responsabile e un Preparatore Fisico che possano tracciare la via e che cerchino di coniugare con sapienza: formazione tecnica, sviluppo fisico e maturazione psicologica. Poi due-tre allenatori (giovani) e un accompagnatore per gruppo che possa dare una mano ad organizzare l’attività. Per ultimo, ma penso che sia la cosa più importante… ci vuole il clima giusto. Collaborativo, rispettoso, gioviale e intrigante. Un clima positivo capace di generare legami solidi e produttivi senza gelosie e invidie. Capisco che non sia poco…      

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?

Non ci sono surrogati alla motivazione personale e alla voglia individuale di stare in palestra ad allenarsi con attitudine e volontà. Nella mia esperienza ho visto ottimi talenti perdersi perché non avevano voglia di fare fatica… come del resto ho visto ragazzi “normali” farsi un bel mazzo tutti i giorni in palestra a diventare giocatori di ottimo livello. Chi non si allena (vive) al 100% è già tagliato fuori a prescindere. Il problema vero nasce quando hai una squadra (o magari la maggior parte di essa) che non vuole fare fatica. Li iniziano i problemi e ci vuole pazienza e tempo per cercare di tirare fuori il meglio da ognuno. Nel recente passato ho allenato squadre con tanti ragazzi di buona qualità senza una cultura del lavoro e con attitudini sbagliate. E’ stato veramente difficile entrare nell’intimo di ognuno per motivarli a impegnarsi. Si può fare qualcosa ma la miccia parte sempre dalle motivazioni personali e da dentro se stessi. Se non c’è una vera e profonda passione nel vivere il basket, meglio lasciar perdere. Non tutti diventeranno dei giocatori di serie A, B, C… ma tutti dovrebbero arrivare al massimo del proprio potenziale, anche se per qualcuno significa giocare in serie D, o magari iniziare la carriera di allenatore.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?

I fattori che determinano il piano di allenamento sono: giorno delle settimana (rispetto alla partita) e numero dei giocatori presenti. Nei giorni più lontano alla partita si corre molto di più rispetto al giorno pre-gara. Ogni allenamento dovrebbe avere massimo un idea tecnica-tattico e partendo dal semplice si dovrebbe arrivare a situazione più complesse, proponendo una attività che possa essere motivante. Personalmente cerco di fare esercizi non sempre uguali, ma non sempre diversi; non a scadenza (cronometro) ma da concludere quando serve; utili all’allenatore per far sperimentare i concetti; ma soprattutto utili ai giocatori per applicazione e sviluppo della tematica; si possono commettere errori e la correzione avviene attraverso domande non calando la sapienza dall’alto. I fondamentali che alleno di più sono il tiro e il passaggio… anche se nel passato ho allenato (sbagliando) per ore e ore i cambi di mano e il palleggio. A livello Under 13 devi capire già autonomamente se conviene passare a destra o a sinistra o se devi tirare, passare o palleggiare. Se impari a 13 anni non sbagli più… se non t’insegnano a quell’età, imparare a 16-17 è un grande problema.  


 4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?

Il dirigente perfetto è quello che ti da un compito a settembre e che a giugno ti dice se hai fatto bene o male. Pur avendo un dialogo costante durante l’anno è giusto che l’allenatore (che è l’unico che vede tutti i giorni i ragazzi in palestra) abbia la possibilità di percorrere le strada che vuole e che preferisce per arrivare all’obiettivo prefissato. Quando c’è troppa ingerenza le cose non funzionano. Il rapporto con i genitori invece con il passare degli anni l’ho profondamente modificato. Negli ultimi anni ho cercato sempre di più il dialogo costruttivo per il bene dei ragazzi. Capire le esigenze delle famiglie è importante. Definire ad inizio anno obiettivi e strategie con i genitori risolve già diversi problemi. Ancora di più oggi giorno, dove i genitori sono sempre più presenti e partecipi dell’attività dei propri figli. Ah un consiglio, occhio alle mamme avvocato.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo?

A livello alto penso che il cambio di una classe dirigente che ha fatto il proprio tempo penso sia dovuto. Sul discorso del prodotto dei settori giovanili in Italia non penso che siamo messi così male e negli ultimi anni gli ottimi risultati delle nazionali giovanili sono li a dimostrarlo. A livello locale penso che Bergamo (che da ormai dodici anni è diventata la mia città) rappresenti ancora di più una splendida oasi felice. C’è ancora grande fermento e il moto perpetuo che si è creato sulla scia della splendida storia sportiva di Bluorobica, con la nascita di poli alternativi e altrettanto validi, rappresenti un valore aggiunto per una città che nel panorama italiano fino a 15 anni fa effettivamente non esisteva. L’unico rammarico personale (già dichiarato apertamente più volte) è solo quello di non aver visto concretizzare tutti gli sforzi fatti con una prima squadra della provincia figlia del progetto per i giovani nato anni fa. Mi sarebbe piaciuto vedere a Treviglio un quintetto con i ragazzi di Bergamo cresciuti nelle giovanili. Poi però se penso che grazie al lavoro di Raffaele Martini e di altri miei ex collaboratori adesso i molti ragazzi di Bergamo (Flaccadori, Savoldelli per partire dai più giovani ma Planezio, Marulli, Gotti, Tomasini, Carnovali; Tedoldi, Mazzucchelli, Azzola, Spatti, Franzosi… e tanti altri, giocano in Serie A, Legadue, DNB… e si stanno divertendo a giocare la loro passione con il nostro marchio di fabbrica della gioia di giocare che abbiamo sempre cercato di trasmettere, il mio cuore si rasserena ugualmente e me ne faccio una ragione. Chissà magari un giorno nel futuro… 

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?

Mi sembra che Bergamo non si faccia mancare nulla e che la strada sia quella giusta. Certo è importante continuare a trovare le risorse per non perdere tutto il lavoro fatto e per non perdere neppure il grande bacino di utenza che il Minibasket di Bergamo rappresenta. Per incrementare la crescita basterebbero due palestre in più. Anche a Bergamo, come a Milano del resto, gli enti locali fanno troppo poco per i giovani e le tante palestre scolastiche, troppo piccole e non idonee per fare attività sportiva di buon livello sono il più grande scempio dei nostri tempi.   


 7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?

Negli ultimi anni il percorso formativo dei corsi allenatori si è allungato molto e ha anche un grado di difficoltà maggiore rispetto al passato. Ai giovani aspiranti allenatori posso consigliare vivamente di evitare di pensare di poter vivere facendo “solo” l’allenatore. Sono pochi i fortunati che lo possono fare e soprattutto l’incertezza regna sovrana a tutti i livelli. Detto questo è importante andare a vedere gli allenatori più esperti, soprattutto quelli che allenano le giovanili, magari offrendosi di fare gli assistenti allenatori per imparare. Lo stage in palestra vedendo tutti i giorni il lavoro sul campo, la costruzione di una squadra e il relativo miglioramento individuale dei è una esperienza indispensabile per chi poi vuole proporsi a quel livello.    

8 - A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori?

Pur essendo ormai cittadino di Bergamo a tutti gli effetti da ormai un po’ di anni non penso di conoscere così bene la realtà orobica per esprimere giudizi netti sull’argomento. Quello che ho visto nel passato e che continuo a vedere e che si è formato un buon gruppetto di giovani (e meno giovani) allenatori che ha qualità, competenza e grande passione. La cosa non riguarda solo i settori giovanili che fanno eccellenza, ma penso alle molte realtà (più piccole) che hanno ottimi allenatori che sanno insegnare il gioco del basket. I risultati delle giovanili di Bergamo (a tutti i livelli) sono li a dimostrare che la qualità dell’insegnamento si è alzata davvero tanto rispetto a 10-15 anni fa.  

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello giovanile?

Il Basket prima di tutto è passione. Chi ha dentro di se la passione sa di che cosa sto parlando. Difficile capire per gli altri. Vado in palestra con l’idea che possa servire dare l’esempio per rendere delle giovani persone migliori. Solo a pensare che un ragazzino su dieci può avere bisogno di me per migliorarsi sarebbe già sufficiente per compiere lo sforzo. In più in maniera più egoistica, vado in palestra perché rimanere a contatto con i giovani è una grande linfa vitale che dopo 30 anni di attività ha sempre lo stesso vigore e la stessa importanza.  




venerdì 21 novembre 2014

... TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
MARCO CORNOLTI

Avanti un altro:  MARCO CORNOLTI


1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile della Virtus Gorle; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare? 
Penso che un buon settore giovanile si costruisca innanzitutto attraverso presenza di istruttori/allenatori che abbiano idee comuni, soprattutto dal punto di vista morale e in parte direi anche dal punto di vista tecnico. Negli anni mi è successo molto spesso di vedere ragazzi in Under 19 con poca capacità di stare in palestra e con poca etica del lavoro, a causa di un percorso a livello giovanile troppo frammentario, senza una giusta continuità nel corso degli anni. Al di là di questo aspetto, penso che se si voglia fare un lavoro completo non debbano mancare figure come il preparatore fisico (sempre più importante vista la carenza di attività motoria nella vita dei bambini del giorno d'oggi), un vice-allenatore, un accompagnatore... Insomma, tutte quelle persone che possano consentire all'atleta una crescita a 360°.

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo?
Sinceramente non ho un metodo in particolare, mi baso semplicemente sul fatto che i ragazzi presenti in palestra vadano innanzitutto stimolati, per cui cerco sempre di proporre cose che siano divertenti e allo stesso tempo utili, senza il bisogno di "punirli" nel momento in cui l'impegno non sia totale. Attraverso il tempo, dimostrando prima di tutto come allenatore di metterci il massimo della voglia nel corso dell'allenamento, i ragazzi prenderanno l'esempio e passo passo si avvicineranno a quel 100% tanto ambito.

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Cerco di darmi all'inizio di ogni stagione - e all'interno poi di ogni mese - delle linee guida da seguire, salvo poi provare ad adattare ogni singolo allenamento alla situazione fisico/mentale dei giocatori e alle lacune che vedo in quello specifico momento. Mi piace molto lavorare sull'intensità dell'allenamento, sul fatto che i ragazzi siano sempre attivi all'interno delle ore di lavoro, prediligendo in particolare il gioco senza palla, "leggere" come e quando muoversi in base alle situazioni che si vengono a creare.


4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
Sento spesso parlare di situazioni particolari sia nel rapporto con i dirigenti sia con i genitori, cosa che però nella mia esperienza di questi anni a Gorle non ho mai vissuto, avendo sempre trovato accanto a me persone comprensive e di un certo spessore morale. In ogni modo, cerco di non creare - nei limiti del possibile - rapporti con queste figure, preferisco tenere le distanze e pensare solamente alla mia parte di lavoro.

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo? 
Ogni realtà ha i propri pregi e i propri difetti... E' altrettanto chiaro che in generale il momento economico non aiuta ad avere tutte le risorse per fare il miglior lavoro possibile, però proprio per questo vorrei vedere più coraggio da parte delle società... Più coraggio nel "lanciare" un ragazzo meritevole del proprio settore giovanile in prima squadra, e di conseguenza (a livello professionistico) più giocatori italiani in campo in Serie A. Nella mia personale esperienza di vice-allenatore con la C/Regionale di Gorle, è davvero motivante avere più di mezza squadra proveniente dal proprio settore giovanile, dà un senso maggiore anche al lavoro che facciamo ogni giorno in palestra con i ragazzi.

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita?
Ricollegandomi al punto precedente, vedere la possibilità di uno "sbocco" in prima squadra consente più fiducia e motivazioni sia in noi allenatori sia in particolare nei giocatori che alleniamo, a cui brilleranno sempre gli occhi nel vedere un ragazzo che si allenava dopo di loro che ora gioca partite a livello senior, magari affrontando direttamente il giocatore che fino a poche stagioni fa giocava in Serie A, A2, B1, ecc. ecc. Per il resto, non so sinceramente a che punto siamo o a che punto dovremmo essere, ovvio che la presenza di "progetti" ambiziosi aiutano la crescita dei nostri atleti, grazie alla presenza di una struttura forte che ne segue giorno per giorno lo sviluppo; sono convinto che la competizione/concorrenza (se presa nel giusto modo) aiuti sempre a migliorare il movimento.


7 - Che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
Hai detto bene, la strada è difficile e il momento non è sicuramente il migliore. Se ha tutte le intenzioni vuol dire che non ha problemi a stare in palestra 7-8 ore di fila, a girare Bergamo o addirittura la Lombardia in macchina, a seguire corsi di aggiornamento negli orari più assurdi, e chi più ne ha più ne metta... Questo è un punto di partenza importante che differenzia gli allenatori che hanno passione dagli allenatori che lo fanno solo per riempire il tempo. Un consiglio è sicuramente quello di prendere spunto da gente più esperta, seguendo allenamenti e cercando di cogliere gli aspetti che più vi piacciono, così da creare nel corso del tempo un vostro pensiero ben definito.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori? 
La qualità degli allenatori a Bergamo a mio modesto parere è più che discreta, considerando che rispetto ad altre realtà non c'è una tradizione a livello cestistico radicata nel tempo come magari a Bologna o Varese. Allenatori giovani e di qualità ce ne sono, con umiltà e coraggio si possono raggiungere grandi risultati. Ovvio che se si vuole raggiungere un certo livello (Ciocca, Fioretti, Vanoncini) serve innanzitutto bravura, ma anche la fortuna di trovarsi nel posto giusto al momento giusto, con persone che hanno il "coraggio" di affidarti ruoli importanti, fidandosi delle tue qualità e quindi facendoti lavorare nelle migliori condizioni.

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Fino ad ora sono sempre entrato in palestra con la voglia di fare, e nel momento in cui sono uscito da un allenamento o una partita mi sono sempre posto mille domande nelle ore seguenti... In poche parole, mi inizierò a preoccupare nel momento in cui avrò bisogno di pensare alle motivazioni che mi spingono a fare questo lavoro.


giovedì 20 novembre 2014

...TRA GLI ALLENATORI BERGAMASCHI
RAFFAELE BRAGA

Iniziamo con questa prima intervista un "tour" attraverso le realtà degli allenatori di Bergamo e provincia; intervista che contiene sicuramente spunti e cose importanti su quello che è il mondo della pallacanestro giovanile in generale e perchè no, bergamasca.

Che possa essere questa iniziativa un piccolo contributo di crescita per i giovani allenatori...


BRAGA RAFFAELE - 

1 - Hai lavorato per tanti anni nel settore giovanile di Bluorobica; come costruire un buon settore giovanile e cosa non deve mancare?
Ci vorrebbe un libro per trattare questo argomento! Premettendo che il fattore economico ha certamente rilievo per fare della qualità, penso che l'importanza maggiore sia nella programmazione societaria che và di pari passo a quella degli allenatori stessi. 
Penso vivamente nella "missione" del coach, che a livello giovanile deve muoversi con l'obiettivo fisso di creare giocatori di un livello consono, se non superiore, alle potenzialità fisiche/tecniche del singolo ragazzo. Inutile dirlo che negli anni, la Bluorobica si è creata un nome soprattutto per i risultati, con raggiungimento di finali nazionali e titoli regionali. La conseguenza ovvia è stato un reclutamento più ampio e agevole anche fuori dalla provincia. 
Questa società è nata 10 anni fa, ed ha avuto allenatori di spessore come il buon Raffaele Martini e Andrea Schiavi, salvo poi nel corso degli anni crearsi in casa giovani allenatori come il sottoscritto. Il periodo storico non facile ha dato a molti apprendisti coach una grande possibilità di crescere bruciando le tappe, spinti una passione smisurata per questo sport. Vi assicuro che per quello che comporta stare a questo livello, la retribuzione, nella maggior parte dei casi, è ridicola se pensata in proporzione ad un livello inferiore. Chiudo sottolineando che il rapporto umano è alla base di qualsiasi attività giovanile, e gli equilibri in un sistema simile al nostro devono essere chiari a tutti, e non nego, che spesso è più facile che vengano compresi dai ragazzi stessi, che dai genitori. La trasparenza dei vari progetti individuali all'interno di un contesto squadra è indispensabile, in caso questo non avvenga cade tutto. 

2 - Come riesci a far capire ai tuoi ragazzi l'importanza di allenarsi sempre al 100%? Che metodi usi per centrare questo obiettivo? 
La mia prima richiesta sul campo è l'atteggiamento. Al giorno d'oggi il problema principale dei ragazzi è la mancanza di ciò, a scuola, in famiglia e ovviamente anche nello sport. Il sano principio di non sprecare tempo e dare il 100% in ogni singola cosa che si fa è stato reso negli anni una qualità eccezionale e assai rara. Spesso mi capita di confrontarmi con altri allenatori, e la poca "fame" oppure la debolezza morale di molti giovani atleti ne condizionano la crescita in maniera esponenziale. La metodologia per perseguire in questa crescita varia da giocatore a giocatore, rispettando comunque le regole che un gruppo di lavoro deve assolutamente avere. 
Iniziando ad allenare molto presto e avendo già avuto anche un esperienza fra i senior, sono convinto che il rapporto che si crea durante gli allenamenti deve essere completamente diversificato rispetto a quello che si ha fuori dal campo. Ho sentito spesso e condivido appieno che l'allenatore ha il bisogno di prendere le sembianze di un attore per far recepire meglio concetti ai ragazzi. Anche la predisposizione alla fatica và allenata, ed esattamente come le capacità motorie di base, dovrebbero essere presa in maggior considerazione a livello Minibasket. Il come si sta in palestra fa parte dell'educazione fondamentalmente, e bisogna insegnarla fin dalla tenera età inserendola sottoforma di gioco, non ovviamente come punizione. 

3 - Come imposti i tuoi allenamenti giornalieri e i tuoi programmi mensili ed annuali; che aspetti tecnici approfondisci maggiormente?
Il programma tecnico in Bluorobica è assai cambiato nel corso degli anni. Fino a due stagioni fa, con la presenza di Andrea Schiavi protagonista direttamente sul campo con i 2/3 gruppi principali, erano gli altri gruppi a dover seguire alla lettere principi e concetti dettati dal responsabile tecnico. Inutile dirlo che la difficoltà è stata spesso quella del balzo di alcuni giocatori alle categorie superiori (DNG e 1^ squadra), in quanto abituati ad un sistema assai differente rispetto a quello che viene insegnato dalla maggior parte degli allenatori. Ora, si cerca di portare avanti un progetto omogeneo, a scendere dalla Blubasket Treviglio fino ad arrivare agli Under13. Ovvio che non si tratta di giochi o situazioni, ma di principi veri e propri. Quest'anno, allenando sia il gruppo Under17 che Under15, e organizzando il programma settimanale di tutta l'attività del settore giovanile, scrivo gli allenamenti in base al mio programma annuale di massima, alla disponibilità di giocatori (devo fare i conti alle richieste della DNG) e ovviamente anche in base agli impegni. Solitamente nel gruppo più grande, potendo contare su 4 allenamenti più la partita del giovedì, ho la disponibilità del preparatore atletico nella prima ora del lunedì e del venerdì. Nelle restanti ore, curo qualche aspetto tattico. Mi piace costruire da situazioni semplici dall' 1vs0 (fondamentali) 2vs0 fino al 5vs5 dei giochi o delle situazioni delle squadre avversarie che andremo ad incontrare, per poi montarci principi difensivi che in una squadra Under17 Eccellenza non devono mancare. Nella giornata di martedì solitamente è prioritario il ritmo, curando magari un aspetto analizzato in fase di riscaldamento. Abusiamo di situazioni di 3vs3/4vs4 "invertire" con principi di transizione e giochi, in tutte le salse (spunti importanti da esercizi di Schiavi). Solitamente, prima del 4vs4/5vs5 finale inserisco delle gare di tiro per poter dare del recupero attivo ai ragazzi.  Infine, nella giornata di mercoledì, dopo la fase di routine di riscaldamento (percorso di una decina di minuti del preparatore condotta dal capitano) tanto 5vs0 e 5vs5 con una parte di tiro immancabile nell'ultima mezz'ora. Con il gruppo più piccolo organizzo la settimana su 3 allenamenti e 2 partite (campionato Under 17 Provinciale e Under15 Eccellenza). Potendo contare su un gruppo dal discreto talento ma assai indietro a livello di principi (spaziature, tempi nelle collaborazioni semplici) e prontezza, una volta che gli ho conosciuti, ho dovuto fare numerosi passi indietro a livello di programmazione. Molti giochini che solitamente si possono vedere anche al Minibasket, ma con obiettivi chiari e semplici. Attualmente non ho giochi, ma tante letture di spaziature su penetra e scarica inserendo un interno in situazione di transizione. Ovviamente sulla falsa riga del lavoro svolto "al piano di sopra". Piccola parentesi sul lavoro che svolgiamo... Prima di ogni allenamento ci mettiamo a disposizione per un lavoro di fondamentali specializzato, che può essere con i lunghi o magari sugli esterni. In più ci aiutiamo molto con la tecnologia usufruendo di video e analisi dei match giocati. Credo sia indispensabile per la crescita, visto che uno dei limiti principali dei giovani di oggi è che vedono davvero troppa poco pallacanestro, avendo così difficoltà a riconoscere vantaggi e leggere poi direttamente sul campo! Invito chiunque a farlo... 





4 - Il rapporto allenatore-dirigenti e quello tra allenatore-genitori; è mai stato un problema e se sì come lo hai risolto?
L'ambiente dei settori giovanili eccellenza sono differenti. Da noi, attualmente non ci sono professionisti (esclusi quelli che lavorano a stretto contatto con la Legadue Silver), ma non nego che da altre parti lo stesso lavoro venga svolto da allenatori di curriculum, ben stipendiati. Il mio ruolo di responsabile organizzativo mi "costringe" a rapportarmi spesso con i dirigenti, e, avendo comunque molte responsabilità, non mi tiro mai indietro, facendomi spesso portavoce anche di problematiche o necessità di altri nostri allenatori. Ho sempre chiesto chiarezza, trasparenza, ma allo stesso tempo chiedo la tranquillità indispensabile per svolgere al meglio il lavoro in palestra. Dall'altro lato so bene che, avendo a che fare con dei ragazzi, mai e mai il sottoscritto farà mezzo passo indietro. Un altro campo molto delicato è il rapporto con i genitori. Non nego di prediligere un rapporto diretto con i ragazzi, sia nelle comunicazioni che nelle problematiche di tutti i giorni. Ai miei ragazzi chiedo autonomia totale sull'organizzazione dei propri impegni, maturando non solo nello sport ma nella vita in generale. In più esigo che si faccia una esame di coscienza costante, esattamente come sono abituato io, paranoico di natura e maniaco della programmazione. Spesso son stato compreso ed ammirato, mentre altre volte son passato per antipatico, ma credo che i genitori debbano stare nel loro. Mettersi in gioco vale anche per loro, capire determinate scelte, evitando preconcetti sbagliati spinti dall'amore per un figlio può far crescere anche loro! Perché no? Infine, non vi nego che quando mi son reso conto di aver sbagliato, le scuse non sono mancate direttamente al ragazzo, ed il rapporto non può che essersi rafforzato! 

5 - La situazione del basket italiano non è delle più felici; anche a Bergamo e provincia si sta allo stesso modo? 
Seguo tutti i campionati, sono un invasato che la domenica sera si guarda tutti i tabellini dalla Seria A alla Promozione, ogni girone di ogni categoria. Il basket bergamasco sta vivendo un periodo di transizione, anche se non so dove si andrà a finire. Sono di Treviglio e sono cresciuto in un ambiente abbastanza consolidata negli anni (20 stagioni di B1, con giovanili di buonissimo livello e qualche stagione nell'ambito femminile), ed ora mi trovo a vivere in un contesto più ampio, dove in città la nascita di un nuovo progetto importante, oltre mettere a pressione apre a nuovi e infiniti scenari. Le persone a capo delle società in provincia sono sempre le stesse, parlate con uno che ha buonissimi rapporti con tutti curando un portale che tratta proprio la pallacanestro bergamasca e dando visibilità a iniziative e progetti per aumentare il seguito al nostro movimento. Sinceramente, in questo periodo storico suggerirei a tutte le società di mettersi in gioco, c'è bisogno di idee nuove e progetti interessanti per avvicinare i giovani a questo meraviglioso sport e perchè no, a nuove figure di riferimento! 

6 - Il livello del settore giovanile a Bergamo: a che punto siamo e cosa faresti per incrementare la qualità di crescita? 
Mi capita di guardare molte partite nell'ambito provinciale e, mettendomi anche in cattiva luce, stiamo lavorando in maniera mediocre. Il livello è basso, vedo tantissima difesa zona, tantissima tattica e davvero poco insegnamento dei fondamentali. La pallacanestro è cambiata nel corso degli anni, ma sarebbe davvero bello ritornare alla semplicità, prediligendo i gesti tecnici e l'intensità a collaborazioni difensive/offensive difficili che in partita possono dare il loro frutto sfruttando i limiti degli avversari, e non le qualità dei ragazzi che si hanno a disposizione. Sogno che in tutte le squadre dei campionati regionali possano esserci 3/4 elementi cresciuti nei propri vivai, sarebbe un risparmio importante a livello di parametri e un bello spot in qualsiasi paese per avvicinare i giovani. 






7 - che consigli daresti ad un giovane allenatore che ha tutte le intenzioni per seguire questa difficile strada?
Sposo in pieno la teoria che si può imparare da tutti, ed il confronto deve essere una parte importante ed indispensabile per qualsiasi allenatore. In tal senso, augurerei a chiunque di fare qualche stagione da assistente ad Andrea Schiavi, ogni suo singolo esercizio è spunto per pensieri e discussioni. Amo guardare allenamenti di altri coach o istruttori e pormi delle domande, penso sia una delle mie forze e invito tutti i giovani allenatori a farlo. Non a caso in questa stagione mi sta mancando non avere un ruolo di assistente.

8 -  A che punto siamo a Bergamo come qualità di allenatori/istruttori? 
Penso che abbiamo istruttori di rilievo su tutto il territorio, e parlo prettamente per i valori tecnici messi sul campo. So bene che al giorno d'oggi, un istruttore che porta qualche quota in più in entrata alla società ha importanza maggiore. Ed esattamente sulla stessa linea, penso che un allenatore che costa meno sia meglio visto dai dirigenti. In tal caso non nego che, in un altro periodo storico, il mio ruolo potesse essere in mano ad un coach con maggiore esperienza e maggiori capacità. Tramite questa domanda, vorrei prendere spunto per elogiare la presenza di una nuova generazione di allenatori di assoluto valore, cresciuta in ambito provinciale e vogliosa di imparare. Loro devono essere la nostra forza, e le società hanno il dovere di dare loro possibilità di sbagliare, crescere e mettersi in luce. Ettore Messina ha riconosciuto che senza un presidente che gli dava in mano una Virtus Bologna all'età di 30 anni, oggi non sarebbe l'assistente di Popovich! 

9 - Infine quale è la motivazione che ti porta a continuare ad allenare a livello senior o giovanile?
Ho passione ed ora come ora non riuscirei fare a meno dei rapporti e della sintonia che si crea con tutte le persone che amano questo sport e ne condividono la sua magia. Tutto, nell'ambito giovanile, viene amplificato ancora di più, Al nostro livello non esistono bandiere fra noi allenatori, di questo ne sono sicuro,e  penso che sta a noi cambiare le cose, anche se il potere è spesso in mano a qualcun'altro. Con l'andare delle stagioni si porteranno dietro vittorie, sconfitte ma so bene che quello che conta davvero è altro. Ho visto crescere atleti che sono arrivati in alto (e non si fermeranno), i miei ragazzi hanno vinto titoli regionali e partecipato a numerosi finali nazionali, ma la più grande soddisfazione che ho avuto fino ad ora è stato un campionato provinciale vinto. Sia chiaro, in panchina non c'ero io ad allenare, ma i ragazzi protagonisti giocavano da qualche stagione, ed il loro primo giorno con la palla a spicchi era il mio primo da allenatore! 




martedì 18 novembre 2014

GLI ALLENATORI BERGAMASCHI IN GIRO PER L'ITALIA....

CESARE CIOCCA - nato a Treviglio il 10 Maggio 1965, Attualmente capo Allenatore alla Pienne Pordenone, DNB, girone B. ha iniziato e cresciuto a Treviglio allenando dalle giovanili e per parecchi anni la prima squadra. poi a Castelletto Ticino, Potenza, Ravenna, Costa Volpino e ora Pordenone.



STEFANO VANONCINI, nato a Treviglio il 6 Aprile 1964, Dopo aver iniziato con le giovanili di Treviglio, ha cominciato a viaggiare da nord a sud l'Italia: Vigna di Valle Roma, Sangiorgese, ancora Treviglio, poi a Campli, Vigevano, Borgomanero, Cento, casale Monferrato, Napoli, Montegranaro, Jesi, Barcellona (Me), ancora Montegranaro e attualmente vice allenatore alla Viola Reggio Calabria (Lega Silver).



MARIO FIORETTI, nato a Bergamo il 11 settembre 1973. E' cresciuto come allenatore alle giovanili dell'Intervites Bergamo di Giorgio Keller; ha poi allenato a Torre Boldone e ai Titans Bergamo per poi approdare, dal 2003 alla Olimpia Milano. Nel 1999 ha collaborato con l'Università di Indiana di Bobby Knight . Dal 2011 è assistente allenatore con specializzazione analisi video, della Nazionale Italiana.



giovedì 13 novembre 2014

LE RIUNIONI P.A.O. DI NOVEMBRE


Pubblichiamo il link relativo alle riunioni PAO di aggiornamento del mese di novembre 2014: per visualizzarlo clicca sotto:

RIUNIONI P.A.O. NOVEMBRE 2014 

Comunichiamo inoltre che le due riunioni PAO che saranno di competenza dal CNA di Bergamo, per un totale di 6 crediti, verranno organizzate nei primi mesi del 2015.

IL CNA DI BERGAMO E LE SUE FORZE: SIAMO IN 315...


Proviamo a contarci: chi in attività e chi no. Bergamo e provincia conta in totale 315 tesserati al Comitato Nazionale Allenatori che, in base all"importanza" della tessera, sono così suddivisi: 

1  - Allenatore Benemerito

24 - Allenatori Nazionali

27 - Allenatori

1 - Istruttore giovanile

184 - Allenatore di base

57 - Allievo Allenatore

10 - Preparatore Fisico

11 - Istruttore di base

Sicuramente un bel numero.... ma la situazione economica e la crisi di diverse Società Sportive, con la conseguente diminuzione del numero di squadre,  aumentano considerevolmente le problematiche di lavoro....   


SCUSATE IL RITARDO...


Dopo diversi mesi di silenzio torniamo di nuovo a farci sentire.

Sono passati parecchi giorni dall'ultimo post pubblicato. Ci scusiamo con tutti quanti hanno cercato, all'interno di questo blog, delle notizie inerenti l'attività del CNA di Bergamo.

Ora ci siamo e cercheremo di essere sempre più presenti per essere utili a chi ha necessità e richieste particolari.

Buon lavoro!!